La vita dei disabili psichici durante la pandemia: l’esperienza di Beautiful Days

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La vita di una comunità alloggio per disabili psichici al tempo del Covid-19. La pandemia ha cambiato le relazioni e il modo di vivere il rapporto quotidiano con gli altri e l’ambiente.

Le difficoltà sono maggiori nelle strutture residenziali socio assistenziali e riabilitative. Nelle comunità che ospitano persone con problemi psichiatrici, i problemi dovuti all’isolamento, alla necessità di limitare al minimo i contatti sociali sono accresciuti. L’esperienza difficile del lockdown si è trasformata in una scommessa per la cooperativa Beautiful Days, che gestisce alcune comunità alloggio a Vittoria e Modica: i progetti riabilitativi sono stati rimodulati, cercando di immaginare nuovi percorsi per superare questo periodo, senza rinunciare ai programmi necessari per la vita degli ospiti e soprattutto dei più giovani.

«Gli operatori hanno lavorato con grande abnegazione – spiega il presidente di Beautiful Days, Gianni Salerno – hanno fatto sacrifici, sfidando le paure ed i rischi di questa nuova situazione. Siamo grati perché hanno sostenuto fortemente la vita delle nostre comunità».

«La difficoltà maggiore – spiega Annalisa Scribano, educatrice e responsabile dei progetti riabilitativi – è la gestione del quotidiano: non è facile far comprendere ai nostri ragazzi che non devono uscire di casa, che devono vivere in modo diverso. Sono molto legati alle abitudini quotidiane: il caffè al bar, la sigaretta con gli amici, l’aperitivo pomeridiano. Tutto questo non si può fare più e la privazione costa. Pian piano, siamo riusciti a far comprendere ed interiorizzare le nuove abitudini: abbiamo introdotto il “caffè break” in casa che sostituisce il bar e gli aperitivi pomeridiani in gruppo. Il nuovo sistema ha funzionato. Pian piano tutti hanno compreso la necessità dell’uso di igienizzanti e mascherine: sono molto ligi. Un’altra difficoltà è insegnare loro a mantenere il distanziamento: sono persone che hanno bisogno di fisicità, di essere abbracciati, di avere e donare dei gesti di affetto. Gli operatori sono sempre al loro fianco per cercare di sostenerli in questi giorni di rinunce, sono stati la “culla” che ha accolto le loro difficoltà».

I progetti riabilitativi hanno subito degli inevitabili cambiamenti. «Abbiamo dovuto rinunciare alle attività esterne – continua Scribano – non ci sono gite, escursioni, laboratori di fotografia o altro. Abbiamo scelto solo attività interne, ma senza rinunciare ai percorsi riabilitativi, che sono il fondamento della vita in comunità. A Vittoria, la psicologa Antonella Saracino ha realizzato il “termometro delle emozioni”. L’emotività è il fulcro della vita dei nostri ospiti: hanno imparato ad ascoltare le loro emozioni, ad analizzarle, a raccontarle. Su una parete sono stati realizzati dei grandi termometri colorati: ogni colore rappresenta un’emozione. Il rosso è la rabbia, il verde il disgusto, il viola la paura, il blu è la tristezza, il giallo la gioia. I nostri ospiti hanno raccontato le loro emozioni ed apponevano un magnete con le loro faccine sui “termometri murali”, posizionandoli all’altezza giusta. Abbiamo avviato anche dei “percorsi musicali”, legati alle canzoni che esprimevano meglio l’emozione di ciascuno. Abbiamo realizzato dei laboratori di psicomotricità: ciascuno ha provato a disegnare il proprio corpo. Sono importanti anche i percorsi legati al cibo: abbiamo organizzato dei laboratori di cucina, preparato i dolci e proveremo alcuni piatti del menu natalizio, che gli stessi ragazzi proporranno Nelle comunità di Modica, il percorso sulle emozioni è stato realizzato attraverso un laboratorio di cineforum, partendo dal film d’animazione “Inside out”. Le emozioni si sono anche tradotte in alcuni dolci, cui sono stati dati dei nomi legati agli stati d’animo. Sempre a Modica, due giovani presepisti, Giuseppe Pisani e Danilo Giurdanella hanno regalato loro un presepe in cartapesta grezzo. I nostri ospiti lo stanno dipingendo: sarà pronto per il periodo natalizio».

Le prossime settimane si avvierà il progetto sul tema del “viaggio”. «È un argomento che piace molto e sarà strutturato su tre livelli: i viaggi del passato (le esperienze vissute, i viaggi effettivamente fatti), i viaggi che vorrebbero fare, i viaggi di fantasia, quelli immaginati, i loro sogni. Alcuni soggetti vivono un certo distacco dalla realtà: per loro è facile rifugiarsi nel sogno».

Alla fine dell’anno si guarda al futuro: «Nelle comunità abbiamo superato momenti difficili – conclude Gianni Salerno – ma dobbiamo continuare a tenere comportamenti coerenti e cercare di evirare rischi. Chiediamo degli inevitabili sacrifici ai nostri ospiti. Ma gli operatori sono al loro fianco, li sostengono e li aiutano ad affrontare queste privazioni: grazie a loro siamo riusciti a garantire una vita il più normale possibile».

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