Ai giornalisti dell’Ucsi, Papa Francesco ricorda Manuel Lozano Garrido, il primo giornalista laico beato
Durante l’udienza del 23 settembre – riservata ai giornalisti dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi), in occasione dei sessant’anni di fondazione – Papa Francesco ha ricordato la figura di Manuel Lozano Garrido, il giornalista spagnolo beatificato nel 2010. Egli visse – ha sottolineato il Pontefice – «ai tempi della guerra civile spagnola, quando essere cristiani significava rischiare la vita. Nonostante la malattia che lo costrinse a vivere ventotto anni sulla sedia a rotelle, non cessò di amare la sua professione. Nel suo “decalogo del giornalista” raccomanda di “pagare con la moneta della franchezza”, di “lavorare il pane dell’informazione pulita con il sale dello stile e il lievito dell’eternità” e di non servire “né pasticceria né piatti piccanti, piuttosto il buon boccone della vita pulita e speranzosa”. Davvero un bell’esempio da seguire!».
Manuel Lozano Garrido, meglio conosciuto come Lolo, è il primo giornalista laico a raggiungere gli onori degli altari.
Lolo nacque a Linares, nella provincia di Jaén (Spagna) il 9 agosto del 1920. All’età di 22 anni una paralisi progressiva, in brevissimo tempo, lo costrinse a vivere per 28 anni su una sedia a rotelle. Lolo non si perdette d’animo e continuò a svolgere la professione giornalistica fino a che il fisico glielo avrebbe permesso. Perduto, infatti, l’uso della mano destra imparò a scrivere con la sinistra, e quando la malattia degenerò anche l’arto sinistro iniziò ad utilizzare il registratore. Negli ultimi nove anni di vita, Lolo perdette anche la vista.
La macchina da scrivere, per Manuel Lozano Garrido, fu un importantissimo strumento di comunicazione; era in quella tastiera che i suoi articoli prendevano forma e a cui Lolo poteva lavorare con verità e onestà intellettuale per nulla bigotta. A tal proposito si racconta un episodio la cui valenza simbolica può farci comprendere il valore e il rispetto che Lolo attribuiva alla comunicazione. Un giorno, a casa sua fu celebrata una Messa, e Lolo chiese agli amici di prendere la sua macchina da scrivere per metterla sotto il tavolo dove sarebbe stata celebrata l’Eucaristia, «in modo che – disse – il tronco della croce di Gesù si conficchi nella tastiera e lì faccia radici».
Lolo collaborò con il quotidiano “Ya”, le riviste “Telva” e “Vida Nueva” e l’agenzia “Prensa Asociada”; scrisse 9 libri di spiritualità, diari, saggi, una novella autobiografica, e centinaia di articoli pubblicati nella stampa nazionale e provinciale. Nel 1956 fondò la rivista “Sinaí” per gli ammalati. Ricevette anche importanti riconoscimenti professionali tra i quali il “Premio Bravo”.
«Apparentemente il dolore cambiò il mio destino radicalmente. – scrive in “Lettere con il segno della croce” – Lasciai le aule, il mio titolo, fui ridotto alla solitudine e al silenzio. Il giornalista che volli essere non entrò a Scuola; il piccolo apostolo che sognavo poter diventare, smise di camminare per i quartieri; il mio ideale e la mia vocazione, però, li ho ancora davanti, con una pienezza che mai avevo potuto sognare».
Manuel Lozano Garrido morì il 3 di novembre del 1971. Nonostante la malattia gli avesse procurato notevoli sofferenze fisiche, di lui fu detto: ‘incontrarlo era un’oasi di pace, di vita interiore, di fede, e questo è stato un’impronta forte’.