Un concerto ricorda la cacciata degli ebrei dalla Sicilia
4 min readPer ricordare la data ultima per gli ebrei a lasciare l’Isola, l’Istituto di Studi Ebraici nel mese della memoria ricorda il triste evento con un concerto che avrà luogo domenica 12 gennaio 2020 alle 10.30 all’Oratorio del Sabato, futura sinagoga di Palermo.
L’incontro è promosso altresì dall’Ucei in collaborazione con il Comune di Palermo con ingresso libero fino ad esaurimento posti .
Nella storia degli ebrei siciliani uno degli anni più drammatici fu il 1492 ed in particolare il mese di marzo di quell’anno, quando i sovrani di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, emanarono più editti per l’espulsione degli ebrei dai loro domini: uno fu destinato alla Sicilia. In particolare per quest’ultimo, decisivo fu il ruolo del Tribunale dell’Inquisizione e dell’inquisitore generale Tomas de Torquemada, dell’Ordine dei domenicani. Le ragioni che portarono all’emanazione dei due provvedimenti vanno rintracciate in ambito politico, religioso ed economico.
Palermo era la città con il numero di giudei residenti più numerosi. Una sinagoga tra le più belle e più grandi della Sicilia. Ci rimane un chiaro disegno pubblicato di recente nel libro edito da Einaudi negli annali della storia d’Italia (op.cit. pag 326-327). La sinagoga di Palermo si trovava in Piazza Meschita e il ghetto era compreso tra le vie San Cristoforo, Calderai, Maqueda, Giardinaccio. Gli ebrei nel medioevo siciliano chiamavano “meskita” le sinagoghe, termine utilizzato per rispetto nei confronti dei musulmani che chiamavano e chiamano “moschee” i loro luoghi di culto.
Nel giro di pochi mesi, dopo l’emissione dell’Editto di espulsione del 1492, tanti ebrei si convertirono al cattolicesimo, quelli che non vollero rinunziare alla loro fede furono spogliati dei loro beni e costretti ad abbandonare l’Isola emigrando in Grecia, in Africa o altrove, ma ancora oggi nulla di loro è dato sapere. Certamente stupisce come la storiografia ufficiale abbia dato così poco spazio a una pagina tanto drammatica della storia siciliana. Uno dei ricorrenti episodi di rimozione storica? Ci si chiede ancora perché degli ebrei, che abitarono la nostra isola da tempi remotissimi, siano rimaste così poche tracce, pur trattandosi di un popolo la cui cultura ha profondamente inciso nella creazione della identità siciliana.
Tutti riconoscono, infatti, che la perdita degli ebrei di Sicilia fu un fatto grave per l’economia dell’isola, perché gestivano attività importanti . Avevano in loro mano buona parte dell’economia commerciale e soprattutto quella bancaria e finanziaria del regno e del viceregno di Sicilia, anche se questo privilegio non era esteso a tutta la comunità ebrea di Sicilia. Oltre all’attività di prestito di denaro e alle attività commerciali, avevano aziende nell’attività della concia delle pelli (cunziria di Vizzini), lavorazione del ferro, lavorazione della seta, coltivazione della canna da zucchero (Savoca), produzione di maioliche (Naso). Numerosi gli ebrei di Sicilia nella professione medica con una presenza sorprendente anche di donne, come l’ebrea Verdimura di Catania e Bella di Paja di Mineo (vedasi a pag 39 del libro: “Medici e medicina a Catania dal quattrocento ai primi del novecento” a cura di Mario Alberghina, ed. Maimone 2001).
Le fonti ci sono, le testimonianze archeologiche non mancano, gli archivi conservano ancora documenti preziosi. Un popolo condannato alla “damnatio memoriae” oltre che alla diaspora?
Dopo più di cinque secoli Nel 20011 per la prima volta a Palermo è stato ufficialmente celebrato un Bar Mitzvah .
Il 12 gennaio 2017 don Corrado Lorefice arcivescovo di Palermo, dona all’Unione delle Comunità Ebraiche l’oratorio di Santa Maria del Sabato per farne la nuova Sinagoga.
Immagine copertina: https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_degli_ebrei_in_Italia