Fratelli e Sorelle d’Italia: un paese che riscopre la bellezza di non avere regioni di serie A e di serie B

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Sono trascorse poche settimane da quando l’ inno di Mameli ha unito gli italiani da nord a sud, mentre nei balconi sventola ancora la bandiera tricolore.

Per combattere un nemico chiamato Covid 19, gli italiani tra musica canti e incertezze per il futuro, affrontano un lockdown senza precedenti. Unica arma restare a casa e guardarsi negli occhi, scoprendosi più fragili che mai.

Un virus che colpisce i sistemi più deboli insidiandosi, sino a farsi letale, nelle fragilità di coloro che sono più vulnerabili, ed è qui che trova il modo di moltiplicarsi. Il virus colpisce e mette a nudo anche la fragilità dei nostri sistemi politico-istituzionali, economici e sopratutto sanitari, già al collasso, in quanto reduci dai tagli di una politica che da decenni non pensa più al bene comune. Nonostante tutto questo, l’Italia si riscopre un paese vivo, legato alle tradizioni, forte ma allo stesso tempo bisognoso di cure. 

Una cura che arriva in primis dalle corsie degli ospedali, ce ne accorgiamo grazie alle immagini di medici e infermieri stremati, con i volti segnati dalla stanchezza e dalla paura di non farcela. 

Un’Italia che si cura e riscopre il valore di tanti uomini e donne che lavorano senza sosta, da nord a sud, permettendo a tutti gli altri di restare al sicuro tra le mura domestiche.

Un’Italia, che mentre si cura, viene guardata con attenzione dal resto del mondo, che osserva le immagini delle nostre città, delle piazze e dei monumenti simboli della nostra storia oggi paralizzati da un silenzio assordante.

Un mondo che non sta solo ad osservare, ma ci aiuta con medici e infermieri. Arrivano dalla martoriata Cina dove tutto ha avuto inizio, da Cuba, dalla Russia e dall’ Albania che non dimentica la solidarietà ricevuta dal nostro paese. Medici e infermieri che atterrano nei nostri aeroporti portando con loro carichi di mascherine e dispositivi di protezione individuale osservati con ammirazione e gratitudine dagli italiani che continuano a restare a casa. 

L’ Italia ora comprende che solo rimanendo unità può farcela, che tutti da nord a sud siamo fratelli e sorelle. Un uomo di nome Francesco ce lo ricorda pregando da Piazza San Pietro silenziosa, ma non per questo vuota.

Un’Italia che per qualche momento riscopre la serietà delle istituzioni, l’importanza di avere alle spalle un governo che la protegge con il decreto cura Italia. 

Una realtà che ha imposto decisioni e disposizioni eccezionali valide per tutti, al di là del livello di diffusione territoriale del virus. 

Non resta che affidarci e fidarci, così gli italiani continuano a restare in casa, a non abbracciare gli amici, a non incontrare i propri cari e a salutare dai balconi i vicini. 

I negozianti abbassano con un nodo alla gola le saracinesche dei loro negozi, chiudono bar, ristoranti e molte piccole e medie imprese. 

La casa diviene il nostro luogo sicuro che ci permette di riscoprire le piccole gioie di preparare il pane e cucinare per i nostri cari. Le famiglie hanno riscoperto la bellezza del trascorrere le giornate insieme, affrontando con i loro figli le difficoltà di una scuola a distanza ma non distante. Gli insegnanti, restando a casa, continuano con serietà e senza orari il loro ruolo di formatori. 

Un’Italia che riscopre la bellezza di non avere regioni di serie A e di serie B: grazie alla protezione civile, dalla Lombardia vengono trasferiti in Sicilia cittadini impossibilitati a ricevere le cure necessarie nella loro regione.

Una volta guariti, hanno scoperto la meraviglia di una terra accogliente e premurosa verso tutti, senza alcuna distinzione.

La solidarietà della Sicilia arriva a Bergamo, città duramente colpita dalla pandemia, grazie alla spedizione di agrumi e dolci tipici del nostro territorio, un piccolo contributo che infonde speranza e crea legami 

Anche la Lombardia viene incontro alla Sicilia, donando ai bambini dei quartieri più disagiati di Palermo, dei tablet per permettere loro di continuare a studiare da casa. 

Adesso che stiamo tornando, seppur lentamente e con prudenza, alla nostra vita di sempre, proviamo a non dimenticare che questa battaglia non ancora finita si vince solo rimanendo uniti da nord a sud.

Continuiamo ad essere solidali e accoglienti, senza chiuderci nel nostro piccolo mondo convinti che nulla possa accaderci 

Non sappiamo perché la pandemia ha colpito alcune regioni italiane più di altre,sappiamo però che a soffrire e’ stata tutta l’ Italia che adesso deve ripartire ancora più unità di prima.

Il nord offre opportunità di studio e lavoro a chi non ne trova nella propria regione, quando abbiamo bisogno di ricevere cure, è a loro che ci rivolgiamo riconoscendo l’efficienza di una sanità all’avanguardia.

Il sud e’ soprattutto il luogo scelto per trascorrere le vacanze e dove si ritorna per riabbracciare i propri cari, curandosi dallo stress di un inverno grigio e piovoso lontano da casa.

Questa e’ la bellezza e la ricchezza della nostra Italia, non permettiamo a nessuno di stravolgerla. Infondiamo prudenza e speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilià.

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