San Francesco di Sales, ecco perché è il patrono dei Giornalisti

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Oggi 24 gennaio ricorre la memoria liturgica di San Francesco di Sales, dottore della chiesa, vescovo di Ginevra e successivamente patrono di giornalisti e operatori della comunicazione. Nacque in Savoia nel 1567 e visse nel periodo in cui il calvinismo aveva preso campo in Europa ma Francois (Francesco) grazie alle sue doti comunicative riuscì a riportare molti calvinisti in comunione con la chiesa.

Il giovane ricco

Nato in una nobile famiglia della Savoia, Francois nacque nella medesima terra il 21 agosto 1567. Fin da piccolo il padre notò subito la grande intelligenza e le doti di apprendimento del figlio tanto che quest’ultimo fu mandato a studiare nelle più importanti scuole francesi. Dopo aver studiato in Francia, il giovane Francesco si trasferì a Padova dove studiò medicina e giurisprudenza. In questo periodo italiano, conobbe il gesuita Antonio Possevino che ebbe un ruolo importante nella vocazione spirituale di San Francesco di Sales. Dopo la laurea in diritto ritornò a casa e da li iniziò il suo percorso decisionale: prendere in mano la gestione del casello di famiglia con tutti gli onori del caso ed anche un matrimonio o diventare sacerdote. Ebbene lasciò tutto e divenne sacerdote nel 1593.

Le suore della Visitazione

Nel 1599, Papa Clemente VIII lo nominò vescovo ma la gioia durò poco perché di li a poco sarebbero successe tutta una serie di disgrazie. Una delle più importanti fu sicuramente la morte del padre e quindi l’arrivo delle difficoltà economiche e poi l’invasione sanguinosa dei francesi nella Savoia. Nel 1610 fonda ad Annecy l’istituto di vita monastica femminile denominato Suore della Visitazione di Santa Maria all’interno del quale era necessario rinunciare ad ogni forma di austerità anche se non bi era l’obbligo della clausura.

Patrono dei giornalisti

In quel periodo dunque il Calvinismo si era diffuso a macchia d’olio e quindi molti fedeli si erano distaccati dalla chiesa cattolica. Appreso ciò, San Francesco di Sales decise di scendere in campo per tentare di arginare il fenomeno e diversamente da altri suoi predecessori utilizzò il dialogo come mezzo per comunicare. Diceva infatti: “Se sbaglio, voglio farlo per troppa bontà piuttosto che per troppo rigore”. Così dunque ebbe un’intuizione, utilizzare “fogli volanti” per comunicare con i riformati, fogli che oggi chiamiamo “manifesti” e che oltre all’utilizzo di un linguaggio semplice, in essi vi erano anche delle immagini che rendevano il tutto più facile da comprendere. In effetti l’intuizione fu corretta perché i calvinisti tornarono all’interno della chiesa cattolica. Per tal motivo, nel 1923 Papa Pio XI lo indicò come patrono dei giornalisti, degli editori e degli operatori della comunicazione. La sua memoria si celebra il 24 gennaio nel giorno della sua deposizione ad Annecy.

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