Il Coni ricorda Gino Bartali e gli ebrei perseguitati dalle leggi razziali

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Il Coni commemora con una targa #GinoBartali, e omaggia tutti gli sportivi ebrei perseguitati dalle leggi razziali

Il ciclista italiano – tre volte vincitore al Giro d’Italia (1936, 1937, 1946), due al Tour de France (1938, 1948) – nel 2013 fu dichiarato, infatti, Giusto tra le nazioni, un particolare riconoscimento attribuito ai non ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista.

Fra il settembre del 1943 e il giugno del 1944, Bartali compì numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi nascondendo (nei tubi del telaio della sua bicicletta) documenti e fototessere (che trovava nascoste nella cassetta delle elemosine del duomo di Firenze) per consentire a una stamperia segreta di falsificare i documenti che sarebbero serviti per salvare circa 800 cittadini di nazionalità ebrea.

«Ginettaccio» (così chiamavano Bartali affettuosamente) per molto tempo, mantenne questo segreto a familiari e amici, e non ne fece mai motivo di vanto. Al figlio Andrea, Bartali spesso diceva: «Certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca».

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha dichiarato «Gino Bartali non è stato solo un atleta eccezionale ma un grande uomo che ha meritato il titolo di Giusto tra le Nazioni. Noi del Coni, con ritardo, con questa targa che ha un indirizzo preciso, vogliamo rivolgere – attraverso la sua figura – un doveroso ricordo alla memoria degli sportivi ebrei deportati e perseguitati dalle leggi razziali» (Ansa).

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