La Danza: “Spettatore in un teatro a sipario chiuso”
4 min readLa Pandemia e con essa i decreti anti Coronavirus hanno colpito alcune attività molto più di altre.A soffrire sono le categorie dello spettacolo,dei teatri, del cinema e delle scuole di danza. Un settore, quello della danza, che con grazia e leggerezza è abituato ad esprimersi in punta di piedi, oggi ridotto in ginocchio da una pandemia che ha interrotto la musica e i sogni di tantissimi bambini, che vivono la danza per i tanti benefici sul corpo e nella mente.Abbiamo parlato con il maestro di danza, Federico Vitrano,Direttore Artistico di una scuola di danza romana, regolarmente affiliata al CONI e in attivo sul territorio nazionale dal 1999. Abbiamo raccolto il suo sfogo che rappresenta quello di tanti suoi colleghi e colleghe,che vedono anni di lavoro e di passione andare in frantumi.
“Sono consapevole del fatto che l’Italia in questo momento e’ in piena crisi economica, politica e finanziaria. Vivo un senso di impotenza. Ho adottato la didattica a distanza ormai da tanti mesi e le mie piccole allieve quotidianamente mi domandano : quando sarà loro concesso tornare a ballare in presenza. Non è una lettera di rabbia la mia , ma il grido di dolore di un settore che opera tra il mondo dello spettacolo e quello dello sport con importanti ricadute sociali sulla vita di centinaia di famiglie italiane. Vivo un senso di impotenza dopo mesi spesi a rivoluzionare la mia attività per impedire la diffusione del COVID 19 all’interno dei miei locali. Consapevole e rispettosissimo delle regole, ho fatto tutto ciò che mi era stato chiesto, sacrificando i miei risparmi per tenere in piedi l’attività, reinventando il mio impegno ed investendo risorse per allinearmi ai protocolli di sicurezza, garantendo il distanziamento in una struttura grande come la mia ( 700 mq ) , entrate contingentate, misurazione della temperatura corporea, sanificazione tra una lezione e l’altra, mascherina, ampliamento degli spazi ma, mio malgrado, sto continuando ad essere “spettatore in un teatro a sipario chiuso” assistendo incredulo e impotente alle riaperture di bar, ristoranti e centri commerciali affollati, mentre la mia scuola di danza rimarrà chiusa fino a data da destinarsi. La mia e’ una richiesta di confronto con chi di dovere. Per questi motivi, io personalmente insieme a tanti colleghi con un seguito di genitori di piccoli e grandi allievi, chiedo un “aiuto” rivolto alle autorità per la presa in carico delle problematiche gravissime di questo settore che in alcuni casi rischia perfino l’estinzione. Tengo a precisare che le Scuole di danza non sono le Palestre, la Danza non è soltanto uno sport. Durante il breve periodo di apertura nei mesi di Settembre e Ottobre, mesi di rigore e disciplina caratterizzati dall’ implementazione delle regole sanitarie, non si sono registrati focolai pandemici. La mia scuola di danza come tante altre, per centinaia di ragazzi è considerata una “seconda casa” o una “seconda famiglia” dove problemi personali e conflitti interiori trovano soluzione e pace. Mi trovo ad oggi in una situazione confusa e complessa, dimenticato da qualsiasi istituzione o ente che avrebbe dovuto prendersi cura di noi, avrebbe dovuto rassicurarci, darci un piano per risollevarci quando tutto questo sarà finito. E invece il nulla. Il silenzio. Nella mia struttura ho sei persone che lavorano con me, sei professionisti che sono a casa, da quasi tre mesi, e ci resteranno ancora per un po’. Potranno usufruire del bonus di 600 euro e della cassa integrazione in deroga (quest’ultima ancora non pervenuta ), ma alcuni di loro hanno famiglie, mutui, affitti.
Mi chiedo, quando sarà possibile riaprire le nostre scuole di danza dopo avere fatto tutto quello che mi è stato chiesto per rispettare i protocolli di sicurezza? Riusciremo a riprendere con le nostre lezioni a Marzo? E per la prossima stagione cosa succederà? Il CONI ci abbonerà i mesi che abbiamo perso per la prossima affiliazione per supportarci?La SIAE sposterà le scadenze degli abbonamenti annuali che paghiamo per supportarci?
La verità è che tutto questo non lo sappiamo e forse le risposte non arriveranno. Molti di noi non ce la faranno, e usciranno di scena. Quelli che potranno aspirare a farcela dovranno rimboccarsi le maniche e ricostruire tutto come se fosse il primo giorno. In questi ventidue anni di attività, ho sempre investito in cultura e bellezza e sono certo che il sorriso dei nostri allievi e allieve anche stavolta ci darà la forza di continuare ad andare avanti …in punta di piedi.”