Santa Lucia, la martire siciliana che annunciò la fine delle persecuzioni

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Santa Lucia, martire siciliana, è una delle sette vergini che tradizionalmente vengono menzionate nel canone romano ed è una delle sante importanti della Sicilia insieme a Santa Rosalia e Sant’Agata. Visse nel IV secolo d.c durante le sanguinose persecuzioni dell’imperatore Diocleziano ed è invocata per risolvere i problemi della vista proprio perché il suo nome arriva dal latino lux, luce.

Lucia e Agata

Lucia nacque in una nobile e ricchissima famiglia siracusana e dopo la morte del padre, avvenuta quando aveva 5 anni, venne avviata alla fede cristiana dalla madre Eutychia. Visse dunque una vita cristiana fin quando la madre non volle darla in sposa ad un giovane pagano, che però era allo scuro del fatto che la giovane Lucia aveva fatto voto di mantenere intatta la sua verginità. Così Lucia riuscì rimandare varie volte il matrimonio e durante quel periodo avvenne un fatto; la madre Eutychia si ammalò e così decisero di recarsi in pellegrinaggio a Catania da Sant’Agata.

Giunte a Catania, Lucia, si assopì in preghiera davanti la tomba di Sant’Agata, ed ebbe un sogno dove vide la santa catanese che le diceva così: “Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”. Così la madre Eutychia guarì e decisero di tornare a Siracusa dove Lucia confidò a sua madre quanto aveva in cuor suo e le chiese anche di poterla lasciare libera di scegliere il suo futuro.

Delusione e morte

Lucia finalmente era libera da quell’impegno e poteva dedicarsi alle cose del cielo fin quando un bel giorno il pretendente si fece vivo. Cosa scoprì ? Che i rifiuti che Lucia gli faceva erano dovuti al fatto che la giovane era di religione cristiana e così colto da delusione e rabbia, il pretendente si recò dal proconsole romano Pascasio che la fece convocare poiché accusata di essere cristiana e quindi ribelle agli dei. Così dopo essere stata convocata dal proconsole, Lucia ebbe un dialogo davvero forte con quest’ultimo tanto che sembra lo mise anche in difficoltà e così cominciò la sua passione.

In un primo momento fu minacciata di essere portata in un postribolo e pare che pronunciò la frase: “Il corpo si contamina solo se l’anima acconsente” e dato che non volle andare, Pascasio ordinò di portarla con la forza ma elle diventò dura e inamovibile neanche con la forza di 10 uomini e di carri di buoi. Il proconsole allora tentò di cospargerla di olio e di essere buttata in mezzo alle fiamme che però non la toccarono e venne dunque accusato di stregoneria. Le furono addirittura cavati gli occhi che però miracolosamente ritornarono al loro posto. Infine, Pascasio ordinò che venisse uccisa e così avvenne mediante decapitazione o secondo altri fonti le piantarono un coltello nella gola. Il tutto avvenne, quando Lucia aveva solamente 21 anni, il 13 dicembre del 304 d.c e prima di morire ricevette la comunione, profetizzò la caduta di Diocleziano e la pace per la chiesa e la fine delle persecuzioni.

Il martirologio

Dopo la sua morte, il corpo della giovane fu portato nelle catacombe siracusane e fu li che in pochi anni sorse un tempio in suo onore. A tal proposito, il Martirologio Romano così recita: “A Siracusa, in Sicilia, il natale di santa Lucia, Vergine e Martire, nella persecuzione di Diocleziano. Questa nobile Vergine, mentre volevano trascinarla uomini abbominevoli, ai quali, per ordine di Pascàsio Consolare, era stata consegnata perchè dal popolo si facesse oltraggio alla castità di lei, non potè essere smossa da loro in alcun modo, nè con fimi aggiunte, nè con moltissime coppie di buoi; però in seguito, essendo riuscita illesa dalla pece, dalla resina e dall’olio bollente, finalmente, percossa colla spada nella gola, compì il martirio”.

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